Una donna pronta a morire ma non quando qualcuno la vuole davvero morta: questo potrebbe essere il cuore pulsante di Don’t Move, nuovothriller di Netflix disponibile da oggi 25 Ottobre. Un survival film che non convince del tutto, malgrado dietro ci sia Sam Raimi, maestro della suspense, qui nelle vesti di entusiasta produttore. A salvarlo dalla noia ci pensano due protagonisti di rara bravura.
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Don’t Move, la trama del film Netflix
Una figura femminile (Kelsey Asbille) si aggira inquieta in un bosco di montagna, in cerca di qualcosa. Quando arriva al limite di un precipizio, i suoi movimenti tradiscono l’intenzione di buttarsi nel vuoto. La voce di uno sconosciuto, alle sue spalle, blocca momentaneamente le sue intenzioni. Lui è Richard (Finn Wittrock) un uomo dai trenta e quarant’anni, che con parole gentili e affettuose, riesce ad evitarle l’estremo gesto.
Lei è Iris, una coetanea che da tempo non riesce a trovare pace. Durante una gita proprio in quel versante ha perso il suo bambino. Mentre il marito incideva le loro iniziali sull’albero e lei raccoglieva fiori selvatici il piccolo Mateo, in cerca di bastoncini di legno per arrostire i marshmallow, è caduto in un dirupo. Il dolore non la lascia un momento, per lei la vita non è più importante.
Richard sembra comprenderla molto bene. Anche lui ha perso qualcuno, la fidanzata Chloe. Richard racconta alla donna di aver avuto un grave incidente di macchina. Lui era alla guida, Chloe accanto a lui e stavano litigando per una sciocchezza. All’improvviso, ha perso il controllo dell’auto e l’amata è morta sul colpo.
Le sue parole fanno breccia nel cuore di Iris, che desiste dal folle progetto. I due prendono il sentiero di ritorno fino ad arrivare al piazzale dove ci sono solo le loro macchine. Si salutano ma qualcosa non torna: Richard ha parcheggiato così vicino da non permetterle di aprire la portiera. Tutto succede velocemente: si avvicina e la stordisce con una pistola elettrica.
Kelsey Asbille è Iris in “Don’t Move”. ( 024)
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Corsa contro il tempo
Iris si risveglia sul sedile posteriore dell’auto, legata mani e piedi con una fascetta. Con un gesto disperato riesce a liberarsi e fuggire ma Richard l’avverte di averle iniettato una sostanza che la paralizzerà completamente nel giro di 20 minuti. Inizia l’inseguimento e, poco per volta, la donna perde il movimento delle dita, poi delle gambe. Disperata, raggiunta la sponda di un fiume si butta in acqua. Trascinata dalla corrente, trova la flebile energia di arrivare alla riva al ventesimo minuto.
Non è più in grado né di muoversi né di parlare, può solo sbattere le palpebre. A soccorrerla in modo inaspettato è un uomo anziano (Moray Treadwell), che abita in una casupola vicina. Ma la speranza di sopravvivenza si azzera quando arriva Richard. Prima cerca di convincerlo che Iris è catatonica perché ha grossi problemi psichiatrici.
Poi, non essendoci riuscito, lo uccide e appicca un incendio. Iris si ritrova nuovamente in macchina con il suo aguzzino. Che intenzioni ha Richard? Quanto durerà l’effetto del farmaco paralizzante?
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Don’t Move, la recensione del film Netflix
Diretto da Brian Netto e Adam Schindler, Don’t move parte subito in quarta con un prologo dal grande potenziale. Una donna lotta contro il tempo per salvarsi la vita da uno sconosciuto psicopatico. Se il soggetto scritto da T.J. Cimfel e David White promette scintille, è il come e il perché a raffreddare gli entusiasmi di chi si aspetta spaventose emozioni.
Negli 85 minuti, disseminati da tanti (troppi) colpi di scena, la dinamica disfunzionale tra questa madre in lutto e un potenziale killer manipolatorio perde poco a poco la capacità non solo di sorprendere ma di essere credibile. Sono molti le domande che balenano nella mente dello spettatore, a cui è davvero difficile trovare una risposta plausibile.
Perché l’anziano soccorritore passa interminabili minuti a interrogare una persona a terra, evidentemente non in grado di muoversi e comunicare? Perché non chiamare subito i soccorsi? Un farmaco paralizzante non dovrebbe impedire alla donna di respirare e sbattere gli occhi? E soprattutto: qual è davvero la motivazione psicologica che muove le azioni di Richard, anche di fronte all’evidente pericolo di essere scoperto da qualcuno?
Finn Wittrock è l’insospettabile Richard in “Don’t Move”. (Netflix)
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Un cast di attori eccellenti, la parte migliore del film
A limarne i difetti di sceneggiatura ci pensano sporadici episodi in cui il pubblico finalmente si sente coinvolto dal destino di Iris, vive per qualche minuto la sua paura e la sua ansia. Questi momenti di genuino terrore non sarebbero tali senza la presenza di due ottimi attori come Kelsey Asbille e Finn Wittrock.
L’attrice, apprezzata in Yellowstone nel ruolo di una nativo americana, in Don’t Move riesce nella difficile impresa di recitare con lo sguardo e con un corpo privo, come da copione, di ogni piccolo movimento. Il ritratto psicologico di Iris si incanala perfettamente in un genitore devastato dalla perdita di un figlio che desidera solo morire.
Ironicamente, riacquista la voglia di vivere nel momento esatto in cui qualcuno ha invece deciso di ucciderla. Quel qualcuno è Finn Wittrock, evidentemente a suo agio in ruoli da maniaco psicotico come dimostrano le sue prove efficaci in Ratched e American Crime History. Riesce a dare il giusto grado di tensione nel gioco perverso tra inseguitore e inseguita, tra vittima e carnefice.
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